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Problemi da multipotenziale

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Dello studio del greco antico al liceo mi è rimasto un ricordo in particolare. Aprendo l'Odissea per la prima volta, Omero descrive Ulisse come "polytropon", uomo dal multiforme ingegno. Ricordo benissimo come questa descrizione risuono' in me in maniera particolare. La trovai una parola bellissima, che finalmente descriveva come mi sentivo.  Ho sempre avuto interessi svariati e contrastanti, trovo difficile concentrarmi su una cosa soltanto e, quando mi appassiono a qualcosa di nuovo mi ci dedico con tutta me stessa, poi dopo qualche settimana, mese o anno mi annoio e smetto. Il ciclo ricomincia puntualmente d'accapo, trovo un nuovo interesse e cosi' via. Insomma, non mi sono mai "specializzata" in nulla. Non ho mai saputo rispondere alla domanda "cosa vuoi fare da grande" o "cosa ti interessa veramente". Vi faccio un esempio: da piccola studiavo danza classica, poi ho voluto smettere e ho provato ginnastica artisti

Reinventarsi: identità ed espatrio

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Photo by  Stefan C. Asafti  on  Unsplash Trapiantare la propria vita in un nuovo paese significa spesso doversi reinventare da zero. Avere davanti una tela bianca su cui cominciare a dipingere una nuova realtà può essere davvero emozionante, una opportunità da non perdere e da sfruttare al meglio. Per alcuni, potrebbe rivelarsi davvero difficoltoso, per altri costituisce invece una fonte di energia e di spinta creativa. In un nuovo paese, nessuno conosce il tuo passato, le tue abilità, le doti e caratteristiche che ti contraddistinguono e rendono unico. Reinventarsi, a volte significa rinunciare ad identità precedenti, che avevano molta più importanza nella nostra vita di quanto vogliamo riconoscere. Cambiare pelle può rivelare i nostri punti di forza, ma può anche lasciarci con delle ferite inaspettate. Io ho attraversato entrambe le fasi. Appena arrivata in UK, spinta dalla necessità di sopravvivere e trovare un lavoro non ho pensato a cosa avrei davvero voluto fare

No such thing as a dream job.

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What?? But I love my job, it's my vocation, it's fun, I feel like I am not working... There is no such thing, and here's why. For the majority of people, the ideal of a "dream job" is an elusive pursuit. This eternal quest for perfection means that things never feel quite the way we pictured them. Even after smashing that interview and getting that "awesome" job, we soon start to feel inadequate and we kick ourselves because we haven't found our "true calling" and we are wasting life away working 9-5 in an office. Truth is that few are the ones who have a true calling and devote their lives to their passion. Even then, I don't believe these people end up living a stress free, blissful existence.  What is the price that they are paying? Are you willing to pay that price to obtain what they have got? If the answer is yes: great, you are on the right path and you have work to do! "One-half of knowing what you want is know

Bucket list, molte domande e poche risposte.

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"Begin with the end in mind". "Comincia con in mente la fine". - Stephen Covey - Avviso all'utenza: questo è un post con molte domande e nessuna riposta. Recenti avvenimenti mi hanno ricordato quanto la vita sia breve. Può sembrare banale, ma io a volte me ne dimentico. Poi mi ritrovo a perdere tempo. Poi mi ritrovo a sentirmi in colpa perché sto perdendo tempo. Cosa faresti se avessi solo 30 giorni da vivere? Cosa faresti se avessi solo 3 anni da vivere? Hai creato delle memorie oggi oppure è stato un giorno come tanti altri? Il mio Direttore racconta spesso la storia di un suo professore dell' Università di Durham che disse ai suoi studenti: "Sia io che voi abbiamo 24 ore a disposizione ogni giorno, ma io sono diventato milionario. Qual è la differenza tra me e voi? La differenza è che io ho fatto scelte migliori delle vostre, nelle 24 ore a mia disposizione". Quali scelte hai fatto nelle ultime 24 ore che ti hanno reso più "ric

The power of choice

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***This post was originally written for Linkedin Pulse *** Have you ever felt powerless in life? I have. Sometimes life throws at you unexpected, terrible things and in those occasions, you feel defenceless and at the mercy of forces greater than yourself. This is human. In less extreme situations, though, how many times have you said: " I don't have a choice "? *Raising my hand* In the past, I have heard myself repeating this sentences more times than I'd like to admit. However, lately, I find myself repeating it more out of habit than out of conviction. I am shifting my mindset. This started years ago when I was preparing a presentation for a group of managers and directors on "team performance", to propose some changes within the department. The first slide of my presentation had only one word on it: "CHOICE". My theory was the following: Until every individual in the organisation makes a  conscious choice  to bring a

Quello che ho desiderato essere...e non sono stata (finora).

Oggi, aprendo il computer e dando un'occhiata ai miei files, riflettevo su quanti progetti ho iniziato e mai finito. Su quanti ho rimuginato per giorni, e mai iniziato. Su quanti ho iniziato e continuato e sono...meh...! Su quanti ho iniziato e ho chiuso di mia spontanea volonta'. Su quel progetto che ho iniziato, finito nel migliore dei modi, investito speranze e che poi e' sparito senza lasciare traccia. Quindi ho deciso di fare una lista di tutte le Cristine che ho desiderato essere, anche solo per qualche ora (giuro!) e non sono stata (per ora!). Premetto che, anche se non sono stata nessuna di queste cose, sono tante altre cose che mi rendono felice... soprattutto sono un buon essere umano e credo che questo sia importante :) In no particular order: - Cristina ballerina - Cristina diplomatica - Cristina che lavora nel mondo della moda - Cristina che apre una libreria - Cristina ceramista - Cristina violinista - Cristina decoratrice d'interni - Cri

Da barista a… Come ho trovato un “vero lavoro” in UK

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***Questo post e' apparso per la prima volta sul sito Amiche di Fuso *** Quando sette anni fa arrivai in UK senza conoscenze e senza prospettive decisi di sfruttare al massimo l’opinione che gli stranieri hanno di noi italiani: siamo simpatici e sappiamo fare un buon caffè. Stampati una cinquantina di Curricula mi aggirai per le strade di Durham entrando in ogni negozio o ristorante e chiedendo se avessero bisogno di personale. Tra qualche no e qualche curriculum accettato con fare di cortesia le giornate trascorsero senza alcun risultato. Decisi quindi di recarmi al  job centre  dove, fatto un breve colloquio, mi venne data una lista di lavori per cui applicare. Tra questi, uno in particolare catturò la mia attenzione: cercavano baristi per il Caffè dell’Università. Inviato il curriculum e la  cover letter  (spesso e volentieri più importante del curriculum stesso!) ricevetti dopo qualche giorno un invito per il colloquio. Ero un po’ spaventata dalla prospettiva di non c