Sri Lanka Capitolo 2 - l'avventura continua

Questa puntata necessita di due premesse.

Premessa 1: Non sono una persona particolarmente avventurosa. Amo la natura, ma non amo gli insetti e tutto ciò che striscia o salta. Esempio della mia paranoia: durante la nostra prima notte in Sri Lanka una minuscola rana ha deciso di soggiornare vicino alla testata del letto e non sono riuscita a dormire finché non l'abbiamo catturata e liberata fuori dalla stanza.

Premessa 2: Prima di partire abbiamo fatto un sacco di vaccinazioni perché ci hanno convinti a farne anche alcune facoltative tipo la rabbia e l' encefalite giapponese. Fino a questo momento pensavo di aver speso un sacco di soldi per nulla perché molti degli scenari descritti nel questionario mi sembravano irrilevanti per noi. Beh, ho cambiato idea.

Ma cominciamo il racconto...

Il programma del secondo giorno prevede giro in bicicletta nelle campagne circostanti la mattina e pesca nel fiume il pomeriggio (attività "organizzate" dall'hotel).

Ad accompagnarci e mostrarci la strada (impossibile districarsi da soli nel labirinto di stradine che circondano le piantagioni) un riservato vecchietto. Alla vista sembra un fuscello fragilissimo: magro e tutto ossa, con un occhio azzurro e uno cieco, i capelli bianchi. Indossa una camicia strappata e un sarong blu che avvolge a pantaloncino quando sale in bicicletta. Il nostro nuovo amico non parla una parola di inglese, quindi siamo felici che Prasad (ve lo ricordate? la nostra guida ufficiale) viene con noi.
Inforcate le bici, partiamo.

Pedalare sotto il sole cocente sulla terra rossa circondati dalle farfalle e dai mille diversi alberi da frutto che arricchiscono le campagne di Chilaw è davvero bellissimo. Di tanto in tanto mucche e vitellini compaiono sul ciglio della strada con i loro occhioni grandi e pelo lucidissimo. 
Il "vecchietto" è più in forma di noi: senza mostrare alcun segno di stanchezza anche dopo chilometri accelera, fa lo slalom tra buche e fango, si ferma ad aspettare noi che arranchiamo dietro...
Dopo un paio d'ore, a conclusione del nostro tour ciclistico, ci invita anche a casa sua per bere del king coconut appena colto dall'albero e aperto col macete. Sua moglie ci offre anche dei dolcetti al cocco e miele appena fatti. I nipotini dai sorrisi immensi e bianchissimi stanno creando un presepe in giardino.


Tutti in bici, ecco il "vecchietto" con il suo sarong trasformabile


Il nostro amico prepara il cocco da bere
Ristorati dalla merenda ci rimettiamo in sella e ci avviamo verso l'hotel. Attraversando il paesino mi giro per guardare indietro (siamo ormai su una strada trafficata e ci sono camion che sfrecciano) e mi rendo conto che siamo seguiti da una processione di bambini in bicicletta che se la ridono come matti e ci salutano tentando di parlare inglese. Ricambiamo i saluti felici di riuscire con poco a suscitare l'ilarità generale e andiamo a riposarci e goderci un ottimo pranzo Srilankese.


La famosa "fishing trip"


Verso le tre del pomeriggio, dopo una sana dormita (siamo ancora storditi dal fuso e dalle ore spese a cacciare la rana la notte prima..), siamo pronti per una rilassante sessione di pesca. Già mi vedo vittoriosa col mio bottino di pesci, mentre contemplo le tranquille acque del fiume e rifletto su quanto io sia fortunata a poter visitare questo luogo ameno.

Ci avviamo a piedi in mezzo alla campagna, accompagnati nuovamente da Prasad e dal "vecchietto" (quanto mi scoccia che non ricordo il suo nome!!). In Sri Lanka qualunque attività richiede almeno l'assistenza di altre due persone (giuro!!) e così il vecchietto si reca a casa di un suo amico, il quale avrà il compito di procurarci dei vermi per la pesca.

L'amico del vecchietto vive in una delle piantagioni, la sua casa è circondata da palme da cocco, banani e risaie. Ci saluta timidamente, prende la metà vuota di un cocco per mettere i vermi che scaverà fuori dal terreno dopo. Indossa solo il sarong ed è a piedi nudi, come si usa qui.


Ecco il mitico amico che ci ha procurato le esche e ci ha guidati nel fango


Per giungere al fiumiciattolo in cui dovremmo pescare bisogna attraversare le risaie.
Non so se avete mai visto come sono fatte... praticamente sono dei campi inondati di acqua e delimitati da sottili strisce di terreno sulle quali si deve procedere tipo modelle ad una sfilata di Armani: un piede davanti all'altro. I nostri amici sembra che stiano camminando in piazza Navona, mentre io non vedo nemmeno dove devo mettere i piedi visto che il sentierino scompare sotto l'erba alta. Bilanciandomi come posso e cercando di non mollare la canna di bambù, approdo tutta fiera di me alla sponda del fiume.

Cominciamo la pesca, prendiamo dei pesciolini piccolissimi che non soddisfano per nulla le nostre guide. Loro attendono la pesca grossa per poter poi arrostire i pesci per cena, e noi non ci stiamo mostrando all'altezza delle loro aspettative.
Parlando Sinhalese tra di loro decidono quindi di portarci altrove.
"There is another place" dice Prasad, "we go there".
Ovviamente acconsentiamo, ormai determinati a procurare la cena ai nostri amici.

Ci incamminiamo e ci sono altre risaie da attraversare. Non appena fatti 100 metri sui sentierini ci accorgiamo che qualcosa non va, il terreno sta diventando sempre più fangoso. La mia gamba destra sprofonda fino al ginocchio in un misto di fango e concime puzzolente. La mia infradito (per fortuna non avevo le converse bianche!!) agisce come da ventosa contro il terreno e mi impedisce di estrarre il piede dalla buca. Le tolgo, estraggo il piede e infilo la mano nella melma per recuperare la scarpa. Basta! Devo procedere Sri Lankan style sennò non vado da nessuna parte quindi mi tolgo le infradito, arrotolo i pantaloni fino al ginocchio e resto a piedi nudi. Mentre affondo i miei piedini freschi di pedicure nella fanghiglia puzzolente cercando di non cadere del tutto dentro la risaia mi vengono in mente le domande dell'ufficio vaccinazioni... "are you planning to visit rural areas with low levels of hygiene and sanitation? (avete intenzione di visitare aree rurali con bassi livelli di igiene e pulizia?)"... Noooo macché! 


Le risaie, come potete vedere e' impossibile scorgere la passatoia
Arriviamo finalmente ad un altro fiume, ma scopriamo di non essere giunti a destinazione. "Dobbiamo guadare questo fiume" dice Prasad dopo aver consultato gli altri. 
Coooosa? 
Non faccio in tempo a lamentarmi che Prasad scivola nel fango che regna sovrano anche su queste sponde e percorre col sedere i due metri che lo separano dall'acqua. Penso tra me e me che ci manca solo di rompersi una gamba qua nel mezzo del nulla e dover ripercorrere le risaie fangose con la vittima sottobraccio...
Prasad coraggioso si rialza, e con le altre due guide (il vecchietto e l'amico, sempre loro...) si immerge nel fiume per attraversarlo. L'acqua arriva quasi alla vita, io e Luca ci guardiamo increduli e non sappiamo cosa fare, ma visto che la strada del ritorno non la sapremmo ritrovare, ci tocca proseguire. 
Nel frattempo, fatti nemmeno due passi nel fiume, Prasad cade di nuovo lavandosi completamente. 
Io ho con me la borsa a tracolla con dentro macchina fotografica (la Fuji nuova!), cellulare e soldi. L'avevo portata con me perché non avrei mai immaginato che una gita di pesca si trasformasse in Bear Grylls tutto d'un tratto! 
La corrente del fiume non è forte, ma perdere l'equilibrio è un attimo e il rischio di cadere nel fiume e dire addio a circa 800 sterline di roba, è altissimo. 
Lego la borsa bella stretta alle mie spalle ed entro in acqua. Ce l'ho quasi fatta ad arrivare fino all'altra sponda quando Prasad, che si trova di fronte a me per cercare di aiutarmi, mi cade addosso (e sono 3!) e comincia ad urlare qualcosa di incomprensibile. Non so come ho fatto a restare in piedi, fatto sta che lui urlava perché gli era caduto il cellulare in acqua e i suoi amici si sono dovuti tuffare per recuperarlo. 

A questo punto sono arrabbiatissima e mi arrampico sull'altra sponda del fiume, graffiandomi la mano con delle spine.

Sono bagnata fino alla vita e di nuovo mi viene in mente il questionario vaccinazioni..."entrerete in contatto con corsi d'acqua o acqua stagnante in zone rurali?"...Ma va lá! Non ci metteremo a saltare nelle pozzanghere - aveva detto Luca. Siamo in luna di miele, mica all' Isola dei Famosi!
Dopo un altro fiume da attraversare (sanguisughe? serpenti acquatici? topi morti? piranha???) e altro fango, sono giunta al limite. Mi rifiuto di pescare ancora e pretendo di tornare indietro.

Io e Luca siamo in uno stato pietoso. Incrostati di fango, bagnati, con taglietti vari sulle mani e sui piedi. Faccio mentalmente una lista delle malattie per cui sono vaccinata e le altre invece di cui potrei morire tranquillamente nelle prossime 48 ore.

Ringrazio anche il mio equilibrio, che mi ha permesso di restare in possesso di tutta la tecnologia, cosa che non può dirsi invece di Prasad... anche lui ridotto maluccio (dopo ben 3 cadute) ha comunque mantenuto la sua tranquillità zen. 

Non ci crederete ma il giorno dopo in un negozietto sfasciato e pagando l'equivalente di 3 sterline il cellulare di Prasad viene miracolosamente riportato in vita.


Non so se ridere o piangere...lo Sri Lanka è un po' così, imprevedibile e selvaggio. 


Questo è solo l'inizio, altri incontri e la vera bellezza, antica ed irresistibile, di questo paese si sarebbero rivelati ai miei occhi pochi giorni dopo.


Continua...




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