Sri Lanka Capitolo 3: Pavan che vuole essere un re

La scalata di Sigirya deve cominciare la mattina molto presto per varie ragioni.
Primo: il caldo. La salita e' lunga, ci vogliono 1202 gradini per arrivare alla cima. Evitare le ore centrali della giornata è consigliabile.
Secondo: la folla. La fila per raggiungere la famosa "bocca del leone", quasi in cima al monte, diventa lunghissima già dalle 10 del mattino. Parliamo di anche 4 ore di attesa.
Sconsiglio questa gita a chiunque soffra di vertigini...anzi no, resistete e andateci lo stesso perché è troppo bello!!

Grazie al nostro espertissimo Prasad noi arriviamo già alle 8, l'aria e' ancora fresca e la giornata nuvolosa.
"Dov'e' Pavan, chiamate Pavan!" si mette a gridare dal finestrino dell'auto, dopodiché salta fuori con l'agilità di una gazzella e corre, superando la coda, per comprarci i biglietti.
Nel frattempo Pavan, che ci accompagnerà fino in cima spiegandoci la storia del luogo, ci raggiunge e ci saluta. E' un ometto magrissimo con i capelli accuratamente impomatati e gli occhi vispi. Gli chiediamo quante volte al giorno deve accompagnare i turisti alla fortezza. "Diverse volte al giorno. L'ufficio del turismo ci richiede di lavorare qui per qualche settimana all'anno, poi ci assegna ad altre attrazioni turistiche". Non capisco come un corpicino così magro riesca a fare tutta questa fatica, ma in Sri Lanka sembra che la gente abbia una incredibile forza nascosta.

Pav ci spiega che Sigirya fu costruita da re Kashyapa nel V secolo DC. 
Il sogno di Kashyapa era di costruire un "palazzo nel cielo" e, per la gioia delle nostre gambe, ci riuscì.
Kashyapa era un uomo con un sacco di problemi: in perenne lotta col fratello, causò la morte del proprio padre il quale si tagliò la testa piuttosto di vedere la fine della battaglia tra i suoi figli. Raggiunta la pace, Kashyapa riempì i suoi palazzi con 500 concubine e, alla fine, morì avvelenato dalla moglie (e chi può biasimarla?).

Ai piedi del monte si possono ammirare i giardini e le piscine che venivano utilizzate dalle concubine, procedendo verso il monte iniziano i gradini ed iniziano i pericoli (vedi foto sotto). Procediamo silenziosamente.

Procedere silenziosamente!
La coda di turisti sta cominciando a formarsi, ma Pav conosce una strada alternativa e segretissima, quindi ci risparmiamo circa 45 minuti di attesa.
Arrivati a metà scalata ecco un'altra coda, questa volta per entrare nella grotta in cui si trovano gli affreschi. 
A quanto pare il re Kashyapa era molto orgoglioso delle sue concubine e aveva tappezzato la montagna di affreschi che le raffiguravano una per una, a seno nudo.
Chiedo a Pav se vale la pena fare la coda per gli affreschi e lui mi guarda e mi fa l'occhiolino: "Beautiful women, half naked!! Belle donne, mezze nude!!". Ok! Ho capito! Coda sia!

In realtà la specie di osservatorio sospeso nell'aria e appoggiato alla parete rocciosa mi fa un po' paura...comunque affrontiamo la minuscola scala a chiocciola ed entriamo. Ecco le famose concubine! Gli affreschi sono in ottime condizioni e, spiega Pav, sono gli unici rimasti in quanto la fortezza, dopo la morte del re, era stata trasformata in tempio buddhista. I monaci ovviamente non potevano meditare in grotte piene di donne nude e ricoprirono gli affreschi con motivi floreali.

L'osservatorio, reggerà??


"Beautiful women..."

Dopo aver visto gli affreschi ricominciamo a salire, i gradini sono strettissimi e scivolosi. Comincia a piovere. Durante la salita ci sono degli uomini che cercano di aiutarti a salire prendendoti a braccetto...evitateli perché vorranno essere pagati!! Io faccio finta di essere in forma anche se in realtà sono stanchissima e non sento più i quadricipiti, quindi mi lasciano in pace.

Giungiamo finalmente alla porta del leone, chissà quanto doveva essere maestosa al tempo! Il leone aveva le fauci spalancate quindi praticamente si accedeva al palazzo tramite la sua gola.

La zampa del leone
Ancora un quarto d'ora di salita ci separa dalla fine, ormai piove e il vento è molto forte. Pav procede come se nulla fosse e comincia a descriverci le varie zone del palazzo le cui rovine stiamo per vedere.

Finalmente in cima, la vista è mozzafiato.
Vista mozzafiato sui giardini
Chissà quanta fatica è costata questa opera maestosa ritagliata nella giungla. Come hanno fatto a trasportare i materiali fin quassù, a dipingere la parete rocciosa che sprofonda per metri... ? Chissà com' era la vita qui ai tempi di Kashyapa, aggirarsi tra i giardini fioriti, fare il bagno nelle piscine...

Pav interrompe i miei pensieri: "Magari nella prossima vita sarò un re. Come sarebbe bello essere ricco, avere tutte quelle donne, un enorme palazzo, servitori...".
"Sarebbe un incubo, 500 donne che si lamentano se guardi il calcio!" dice Luca.
Dopo che i due si sono sbellicati e hanno elencato tutte le problematiche del vivere con 500 donne, Pav continua: " In fondo sono già un re. Ho un lavoro, una casa, la mia famiglia!" e con un sorrisetto ironico comincia la discesa (anche questa è pericolosa - vedi foto sotto).


Persino scendere e' pericoloso!
Ormai la pioggia ha smesso, siamo completamente lavati ma arriviamo giù sani e salvi. Guardiamo increduli la coda chilometrica che si e' venuta a creare e ringraziamo mentalmente il saggio Prasad che ci ha fatto svegliare presto.

Salutiamo Pav. 
Grazie amico, sei stato un'ottima guida. Ti auguriamo con tutto il cuore di diventare re, nella prossima vita.

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